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Il workers buyout per passaggio generazionale compie 10 anni. Intervista al presidente Simone Vallieri

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La cooperativa Arbizzi, che l’anno scorso ha festeggiato i dieci anni di attività, ha rappresentato il primo caso in Italia di workers buyout da passaggio di testimone, da quando è entrata in vigore la legge Marcora, nel 1985. Per “celebrare” queste due ricorrenze, abbiamo pensato di intervistare il presidente della cooperativa, Simone Vallieri, che ci ha fatto conoscere un po’ meglio l’azienda emiliana, sostenuta anche da CFI. 

 

Presidente Vallieri, ci racconta com’è nata la vostra cooperativa?

La cooperativa è nata nel 2014, diciassette anni dopo la fondazione, da parte di Emilio Arbizzi, della Arbizzi Srl. Emilio, alla fine del 2013, ci raccontò di essere stanco e privo di stimoli ma restio a vendere ad altri la sua creatura. Così noi lavoratori decidemmo di dar vita a un wbo da passaggio generazionale, grazie anche alla collaborazione di Legacoop. Fino al 2020, la nostra sede si trovava a Reggio Emilia; poi ci siamo trasferiti a Cavriago. Oggi la compagine della cooperativa è costituita da 16 soci lavoratori, che si occupano della commercializzazione di materiali per imballaggio, automazioni e sistemi di stampa e identificazione.

 

Possiamo dire che la vostra azienda ha sempre viaggiato su due binari ben precisi, ovvero offrire una consulenza adeguata e guardare costantemente all’innovazione?

Sì, perché abbiamo cercato di far leva su prodotti e su argomentazioni che andassero al di là di una certa logica, quella della “guerra dei prezzi” con i concorrenti. Nel corso del tempo, ci siamo sempre più orientati verso la ricerca e lo sviluppo, avendo come obiettivo la sostenibilità a livello aziendale e produttivo.

 

In effetti, se si guarda alla vostra storia, a questi dieci anni, quella della sostenibilità sembra una costante…

Certo. Basti pensare che offriamo ai nostri clienti delle consulenze, per rendere più efficienti i prodotti e i processi di imballaggio, che tengono conto soprattutto del risparmio economico e, appunto, della sostenibilità. Oppure al fatto che, grazie alla collaborazione con importanti produttori italiani e con alcune università, abbiamo realizzato studi LCA per mettere a confronto una vasta gamma di prodotti, in modo da poter dimostrare la reale sostenibilità di quelli che commercializziamo.

 

Un’altra cosa che colpisce, è la forte propensione agli investimenti che caratterizza la Arbizzi…

È una propensione che abbiamo coltivato con convinzione, come dimostrano gli investimenti fatti per la nuova sede ad alta efficienza energetica, per il sistema di gestione integrato 231, per il software gestionale e per il WMS legato al magazzino. Alla fine, si torna sempre lì: investimenti, innovazione, sostenibilità. Queste sono le nostre stelle polari. 

 

Il futuro appartiene a coloro che si preparano per esso oggi, ha detto Malcolm X. Voi come vi state preparando?

Pur mantenendo una gamma di prodotti che possa soddisfare tutte le esigenze del cliente, stiamo spingendo molto sull’automazione, sulla tecnologia e, per migliorare il nostro lavoro ma anche per essere un’azienda a cui guardano nuovi talenti, sulla formazione.

 

Un’ultima domanda. Ormai sono passati dieci anni da quando siete diventati una cooperativa: che cosa ha significato per voi?

Abbiamo capito che non esiste solo il risultato economico ma anche il benessere dei lavoratori; che dobbiamo tenere conto dell’equilibrio tra guadagno e salute, consapevoli che non può esistere uno senza l’altra. E, soprattutto, abbiamo capito di avere un grosso vantaggio rispetto al mercato, perché i fattori ESG, che oggi hanno tanta risonanza, sono parte del dna di ogni cooperativa.