10 anni di Stile: la fabbrica salvata dai lavoratori è oggi un modello di successo. Intervista al presidente Lorenzo Onofri

La storia della cooperativa Stile, sostenuta anche da Cfi, sarebbe piaciuta a Charles Dickens. Il grande scrittore inglese, cantore della rivoluzione industriale, ne sarebbe rimasto piacevolmente sorpreso: un “padrone” e i suoi dipendenti che vanno a braccetto, uniti dalla volontà di non far morire un’azienda con più di sessant’anni di attività alle spalle e un know - how che non doveva andare disperso. Il vecchio proprietario, Lorenzo Onofri, è diventato il presidente della cooperativa (forse un caso più unico che raro…), nata a Città di Castello nell’estate del 2016 e formata da 24 soci, ex lavoratori della Tiberina (già Stile pavimenti legno). Soci che, per usare le parole dello stesso Onofri, “hanno creduto in questo progetto e nella possibilità di salvare un’azienda che, nel 2010, contava fino a 70 dipendenti. Anche perché la nostra filosofia è rimasta quella di sempre: puntare su elevati standard qualitativi, sull’innovazione dei prodotti e sul design.
Soltanto le modalità per realizzare tutto questo sono cambiate. Abbiamo coinvolto di più e valorizzato alcune figure chiave nelle aree legate all’amministrazione, alla produzione e alle vendite; abbiamo ridotto i costi fissi; e, infine, abbiamo semplificato la governance”. Una strategia che ha dato i suoi frutti, se è vero che nel 2023 i soci della cooperativa umbra sono riusciti a rientrare in possesso dell’azienda, acquistandola dalla procedura concorsuale.
“E questo - dice ancora Onofri - nonostante il periodo difficile che abbiamo attraversato, legato al Covid e ai conflitti in giro per il mondo, che hanno avuto come conseguenze l’aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime e la scarsità di semilavorati di provenienza russa. Oggi, comunque, ci troviamo ad affrontare una fase diversa, una fase di crescita e ricca di prospettive”. Grazie, si può aggiungere, a quei mercati, come Stati Uniti e Corea del Sud, che dimostrano un sempre maggiore interesse per il Made in Italy e per i pavimenti in legno di alta qualità che sono il fiore all’occhiello della Stile, insieme alla capacità di fornire un prodotto “su misura”. Un parquet tutto fatto in casa con impianti che non è azzardato definire all’avanguardia. Basti pensare soltanto al magazzino completamente automatizzato che fa bella mostra di sé nella sede della cooperativa: un “mostro” lungo ottanta metri, largo 17 e alto 24.
All’interno, 7.440 box, per una capacità totale di 500 mila metri quadrati di parquet e l’impressione, costante, di essere proiettati nel futuro. E, a proposito di futuro, il presidente di Stile ribadisce: “I nostri obiettivi, da qui a qualche anno, sono chiari: migliorare la gestione dei flussi interni e la programmazione della produzione; provare ad espanderci ancora di più nei mercati di riferimento, come l’Estremo Oriente e il Nord America; puntare sull’apertura di nuova opportunità in Medio Oriente e in America Latina; riappropriarci di una bella fetta del mercato italiano, che in questi anni ci ha visto perdere un po’ di terreno; e, last but not least, sviluppare la comunicazione, per promuovere a dovere il nostro brand. Il tutto tenendo conto che, oggi, si parla sempre meno di vendita pura dei prodotti e sempre di più di partnership tecnica e commerciale con altri operatori. Stile rappresenta questo tipo di modello di business, che in futuro diventerà sempre più strategico e ad alto valore aggiunto”.