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Imprese sociali che nascono e crescono, anche grazie alla capitalizzazione di CFI, all'interno del progetto europeo small2big: ECOS - MED

Intervista al Presidente Sindoni

Fotografia“Non avremo una società se distruggiamo l’ambiente”. Forse nessuno può comprendere le parole dell’antropologa statunitense Margaret Mead meglio dei sette soci lavoratori della cooperativa sociale Ecos-Med, costituita nel 1998 a Camaro Superiore, in provincia di Messina. Sì, perché della sostenibilità l’azienda siciliana ha fatto la propria ragione d’essere. Come ci racconta in questa breve intervista Giuppi Sindoni, presidente di Ecos-Med.

Presidente Sindoni, di che cosa si occupa la vostra cooperativa?
La nostra cooperativa, che opera prevalentemente a Messina, è nata dal bisogno di creare spazi di relazione fra le persone, le associazioni, le comunità e i luoghi istituzionali dell’auto-organizzazione delle città e dei territori. Gli obiettivi che perseguiamo sono legati alla promozione delle politiche di comunità e di pianificazione strategica dei territori; politiche sistemiche, partecipate e capaci di potenziare autonomie e competenze. Da un punto di vista funzionale, dunque, Ecos-Med è impegnata, da una parte, in attività di ricerca (ricerca economica, scientifica, architettonica e così via) e, dall’altra, ad attuare gli esiti di tali ricerche, dando vita a programmi permanenti di sviluppo sostenibile intrecciati con progetti di rigenerazione urbana.

Può entrare un po’ più nello specifico?
La Ecos-Med è strutturata in più dipartimenti che operano in modo sinergico. Abbiamo contribuito alla riqualificazione territoriale di 10 aree urbane e “interne” e abbiamo accompagnato nel loro percorso, come soggetto attuatore della Fondazione Messina, oltre 250 imprese social green, fra cui il Birrificio Messina e le Ceramiche Siciliane Pattesi. Inoltre, sono numerosissimi i progetti di contrasto alla povertà educativa co-promossi e gestiti dalla nostra cooperativa. Tra tutti, posso citare quelli connessi al progetto “Luce è Libertà” e al programma “Capacity”. Il primo ha permesso la deistituzionalizzazione di 56 internati nell’ospedale psichiatrico giudiziario e il secondo la fuoriuscita dalle baraccopoli di Fondo Saccà e Fondo Fucile di circa 650 persone. Infine, ci stiamo adoperando   per avviare un impianto di produzione industriale di bioplastiche sperimentali nel polo artigianale di Roccavaldina.  

Quest’ultimo è un progetto piuttosto innovativo…
Sì. L’idea imprenditoriale consiste nella valorizzazione delle trebbie di scarto del Birrificio Messina e di altri residui delle produzioni della filiera agro-alimentare del territorio, trasformandoli in bioplastiche attraverso processi di estrusione con bioplastiche tradizionali di seconda generazione. Grazie al progetto europeo Small2big, CFI ha sostenuto la nostra cooperativa in questa iniziativa, che porterà alla produzione di bio-compound innovativi ecobuddy.  

Qual è, se lo dovesse indicare, il punto di forza di una cooperativa come la vostra?
Sin dalla sua fondazione, la Ecos-Med ha collaborato con centri di ricerca a livello nazionale ed internazionale, dimostrando una forte propensione per l’innovazione sociale, per l’integrazione dei saperi e per l’organizzazione di strategie complesse legate allo sviluppo economico e umano. Credo che sia questo il nostro punto di forza.  

Il futuro dipende interamente da ciò che ciascuno di noi fa quotidianamente, ha detto la scrittrice americana Gloria Marie Steinem. Il futuro della Ecos-Med come lo vede?
Attraverso il lancio del nostro brand ecobuddy, intendiamo sperimentare nel polo artigianale abbandonato di Roccavaldina un modello innovativo di economia circolare, che vada ad intrecciarsi con un approccio evoluto di welfare comunitario, intrinsecamente pre-distributivo e redistributivo.  Abbiamo come obiettivo quello di spezzare la dicotomia tra la dimensione economica e le altre dimensioni dell’agire umano, rompendo così il paradigma dominante che vede le disuguaglianze come una premessa inevitabile per la crescita. Per questo, Ecos-Med favorirà l’inserimento lavorativo di persone fragili nel proprio impianto produttivo e destinerà una quota rilevante del margine operativo lordo, derivante dalla vendita degli oggetti in bioplastica, al finanziamento di programmi rivolti a contrastare la povertà e a sviluppare biomateriali.

A questo proposito: la nascita della fabbrica di bioplastica della vostra cooperativa si inserisce in un programma più ampio di sviluppo locale sostenibile legato al borgo storico di Roccavaldina…
Sì. L’idea è quella di intrecciare processi di rigenerazione urbana e programmi educativi e sociali con forme di economie solidali produttive. Il polo artigianale abbandonato, dato in comodato gratuito dal Comune di Roccavaldina alla cooperativa e alla Fondazione Messina, è in fase di rigenerazione e sarà trasformato in un polo di ricerca, formazione e produzione.

L’ultima domanda è quasi scontata. Che cosa significa per voi essere una cooperativa? 
Il modello cooperativo è lo strumento che più si avvicina ai nostri valori. Infatti, i principi di democraticità, di uguaglianza e di governance orizzontale garantiscono non solo una partecipazione attiva da parte di tutti i soci alla programmazione strategica delle attività ma anche una maggiore tutela e sicurezza del posto di lavoro. Inoltre, questo modello di governance orizzontale ci ha permesso di sviluppare una certa varietà per quanto concerne la nostra attività e i contesti ambientali e sociali in cui operiamo, un alto livello di innovazione e la capacità di integrare competenze specialistiche e innovative.

Andrea Bernardini