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Profumo di riscatto: la rinascita della Morris nelle mani dei suoi lavoratori

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Nella vicenda della Nuovi Profumi c’è un anno che segna un grande cambiamento: il 2020, quando l’impresa è rinata, grazie a un progetto di workers buyout, dalle proprie ceneri dopo la messa in liquidazione della Morris Profumi, una “storica” azienda cosmetica. Trenta ex dipendenti si sono rimboccati le maniche e, in quel di Parma, hanno dato vita a questa nuova realtà, mettendo a disposizione il loro know how e tutta l’esperienza accumulata negli anni. Della cooperativa emiliana, sostenuta anche da Cfi, abbiamo parlato con Alessandro Torsiglieri, presidente di Nuovi Profumi. 

 

Presidente Torsiglieri, di che cosa si occupa la vostra cooperativa?

La Nuovi Profumi produce, in proprio e per conto terzi, profumi e articoli da toeletta. E lo facciamo, mi lasci dire, cercando di offrire un prodotto eccellente, frutto della nostra professionalità e del nostro impegno quotidiano. Per noi sono fondamentali la qualità e la sicurezza del prodotto e questo, insieme alla cura che mettiamo nel soddisfare le esigenze del cliente e ad una certa flessibilità nella gestione dei progetti, è il nostro vero punto di forza.

 

Quando parla di esigenze del cliente, a cosa si riferisce?

Mi riferisco, ad esempio, al supporto che, come cooperativa, diamo ai clienti che vogliono sviluppare nuovi progetti, fornendo il nostro contribuito per quanto concerne la parte regolatoria, la ricerca, l’industrializzazione dei prodotti e la possibilità di condividere soluzioni legate non solo all’area produttiva ma anche a quella logistica. 

 

Se si pensa ad una cooperativa come la Nuovi Profumi, viene subito in mente la parola resilienza. Avete dimostrato, in questi anni, di saper resistere alle avversità, rimanendo in piedi nonostante tutto…

Sì, abbiamo avuto la forza - in un periodo estremamente complesso, segnato dal Covid, dalla crisi energetica e da conflitti con un forte impatto sui mercati - di ripartire.  Abbiamo consolidato una serie di collaborazioni e ampliato il portafoglio clienti. In più, già dal terzo anno di vita, siamo riusciti ad effettuare forti investimenti in ambito industriale. Una storia breve, la nostra, ma già ricca di avvenimenti e significati.

 

A proposito di storia, quella della vostra cooperativa è anche una storia al femminile…

La cooperativa è formata da 44 soci lavoratori, per la maggior parte donne, che hanno affrontato questa avventura con grande determinazione e con spirito di sacrificio. E, soprattutto, hanno saputo superare uno scoglio che sembrava insormontabile, passando da un certo modo di intendere il lavoro, quello di una multinazionale, al modello cooperativo.

 

Quali sono i prossimi obiettivi?

Pur rimanendo vigili, riguardo all’andamento del mercato, stiamo portando avanti un progetto volto all’acquisto di un immobile, destinato a diventare il nuovo stabilimento della cooperativa. Questa operazione, che richiede attente valutazioni economiche, prevede un ulteriore sforzo da parte nostra, legato all’espansione dei volumi produttivi.

 

Alla luce di quanto detto finora, che cosa significa per voi, alla fine, essere una cooperativa?

Sarò sintetico: significa mettersi in gioco e sviluppare nuove competenze, gestendo in prima persona l’azienda.