La Mano Amica: oltre l’assistenza, innovare per includere

“Lo scopo principale della nostra cooperativa sociale, che oggi può contare su 300 lavoratori, è il perseguimento dell’interesse generale della comunità. Ci occupiamo di salute mentale, di disabilità e di cura degli anziani, offrendo soprattutto servizi di tipo residenziale”. Inizia con queste parole il racconto di Luca Rinaldi, presidente de La Mano Amica, che, senza nascondere un certo orgoglio per una storia che parte da molto lontano, ci ha fatto conoscere un po’ più da vicino la “sua” cooperativa, nata nel 1989 in quel di Lucca.
Presidente Rinaldi, uno dei punti cardine su cui si basa la vostra cooperativa è la sussidiarietà…
Sì, per noi è un principio fondamentale, perché mira a promuovere la responsabilità condivisa in pratiche sociali ed economiche, riconoscendo il ruolo fondamentale delle comunità locali e delle organizzazioni nel rispondere alle varie esigenze dei cittadini. La nostra cooperativa opera per il benessere della comunità e per l’inclusione sociale di persone definite svantaggiate, dimostrando che il principio di sussidiarietà può tradursi in azioni concrete e sostenibili.
Guardando alla vostra storia e alla vostra attività, ci sembra che ciò che vi contraddistingue è la capacità di creare progetti innovativi che rispondano alle necessità specifiche del territorio in cui operate. È così?
In questi anni ci siamo trovati costantemente di fronte a sfide e necessità emergenti e per affrontarle è stato fondamentale assumerci dei rischi imprenditoriali, sviluppando progetti innovativi. È proprio la capacità di innovare che ci ha dato la possibilità di operare in contesti che potremmo definire complessi. Per la creazione dei vari progetti ci sono stati alcuni step da seguire ma la cosa fondamentale è stata il saper individuare e riconoscere i bisogni emergenti. Attraverso il lavoro sul campo, è stato possibile avere una visione chiara delle sfide da affrontare. Abbiamo dovuto pensare alla sostenibilità dei progetti, andando a ricercare fonti di finanziamento diversificate, creando partenariati “strategici” per garantire la continuità delle nostre attività. In conclusione, potrei dire che per noi l’innovazione non è mai stata legata solo alla creazione di nuovi servizi ma anche alla capacità di sapersi evolvere per rispondere ad un contesto in continuo cambiamento.
L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha evidenziato in maniera chiara quello che era in qualche modo implicito: gli enti pubblici spesso utilizzano la cooperazione sociale per erogare servizi con un costo ridotto. Tenendo conto di questa “distorsione”, come immagina il futuro de La Mano Amica e della cooperazione sociale?
Spero che in futuro emerga sempre di più la natura sussidiaria della cooperazione, che spesso è vittima di un grande equivoco e cioè quello di offrire solo manodopera a buon mercato per l’ente pubblico. Vorrei che, finalmente, fossero “riconosciuti” tutti i servizi che offriamo e che hanno un impatto reale sulla qualità della vita delle persone. Sto parlando dei servizi che producono benessere e di quelli che integrano l’offerta pubblica e che, in alcuni casi, diventano veri e propri Servizi Pubblici. Perché la nostra funzione non è e non sarà mai quella di mettere a disposizione personale a basso costo, ma è quella, come ho già detto, di leggere i bisogni del territorio e di offrire delle risposte che il Pubblico non è in grado di progettare e di gestire. Per questo, mi sento di dire che nei prossimi anni cercheremo di essere ancor più propositivi e credibili.
Il progetto europeo Small2big ha permesso a CFI di finanziare la vostra cooperativa. Che benefici ne avete tratto?
Il progetto Small2big ci ha aiutato in un momento di grossa sofferenza finanziaria, dovuta al mancato riconoscimento del contratto collettivo di lavoro da parte dei nostri principali committenti, gli enti pubblici.
Solo insieme possiamo raggiungere ciò che ciascuno di noi cerca di raggiungere, ha detto Karl Theodor Jaspers. Per voi, alla fine, che cosa vuol dire stare insieme? Che cosa significa essere una cooperativa?
Non è per niente facile essere una cooperativa, soprattutto quando i numeri del personale ed il fatturato assumono una certa rilevanza. Lo sforzo che stiamo facendo è quello di rafforzare il legame con i soci lavoratori attraverso forme meno ufficiali di partecipazione. A questo scopo, abbiamo previsto degli incontri su temi di interesse cooperativo; incontri di carattere “seminariale” che però terminano con un aperitivo. Sempre seguendo la stessa linea, abbiamo istituito uno Sportello di ascolto rivolto a tutti i soci. Le dimensioni della nostra cooperativa certamente non aiutano e spesso i soci lavoratori sono focalizzati solamente sul proprio lavoro e non è facile convincerli che possono rivestire anche un ruolo diverso. La nostra intenzione è quella di aumentare il flusso informativo nei loro confronti, rendendoli partecipi dell’andamento economico della cooperativa non solo all’approvazione del Bilancio ma anche trimestralmente, durante il controllo di gestione. Il tentativo è di trasformare l’informazione in responsabilità diffusa, attraverso un processo che sarà lungo ma necessario per far crescere le competenze gestionali di quella fascia intermedia che rappresenta la cinghia di trasmissione fra Cda, Direzione Aziendale e lavoratori dei servizi.