Il potenziale è già dentro di noi. Dobbiamo solo imparare a riconoscerlo

La storia dell’impresa sociale Il Mago di Oz, nata a Brescia nel 2004 e costituita da 58 soci, prende le mosse da un’esigenza di fondo: dare risposte concrete ai problemi che nascono quando si ha a che fare con la dipendenza e l’emarginazione. Come ci spiega Giacomo Lazzari, presidente della cooperativa lombarda. “Il nostro intento è sempre stato quello di trattare ogni caso e ogni persona in modo individualizzato, facendo leva sull’accoglienza e sull’inclusione e preoccupandoci di ‘ricostruire’ vite che sembravano andare alla deriva”. Un concetto, questo, che è possibile cogliere in filigrana in tutta l’intervista che il presidente de Il Mago di Oz ci ha concesso, per parlare della “sua” cooperativa, sostenuta anche da Cfi.
Presidente Lazzari, si può dire che la vostra cooperativa è un esempio di eccellenza per quanto concerne la cura e il trattamento delle dipendenze?
Direi proprio di sì. Attraverso le nostre strutture - che sono presenti nei territori del bresciano e del cremonese e che, tra le altre, comprendono diversi servizi ambulatoriali, un consultorio familiare, due comunità residenziali e un centro diurno - offriamo un approccio moderno e integrato per il recupero di persone con problematiche di dipendenza, comportamentali e di disagio sociale. Lo facciamo collaborando con comuni ed istituzioni e mettendo in campo quella che - insieme alla cura per l’aspetto umano e all’approccio accogliente e flessibile - è l’essenza stessa della cooperativa: la multiprofessionalità. Nei vari settori in cui operiamo prestano il loro lavoro educatori, assistenti sociali, medici, infermieri e psicologi; e tutti sono in grado di offrire servizi innovativi e di alta qualità.
Ci fa qualche esempio di servizio innovativo?
Qui, visto lo spazio a disposizione, mi limito a citare alcuni di quelli che implicano l’uso di tecnologie: si va dalle chat per il monitoraggio del benessere psicologico e la gestione della crisi al diario digitale per riflettere sulle emozioni e sugli eventi che hanno scatenato le ricadute, dai gruppi online legati alla prevenzione delle ricadute alla messa a punto di progetti rivolti all’analisi predittiva basati sull’intelligenza artificiale. Ho fatto questi esempi anche per ribadire un concetto molto importante: la tecnologia, nelle sue tante diramazioni, rappresenta senza dubbio il futuro della cura alle dipendenze perché, insieme al lavoro degli operatori, sarà in grado di fornirci delle risposte sempre più efficaci e personalizzate.
Una tecnologia al servizio dell’uomo e non, come accade spesso oggi, il contrario…
Una tecnologia, direi, utile per dare ancora più corpo al “sentimento” che muove tutti i soci della nostra cooperativa, l’azione tesa al bene comune per fornire dei servizi essenziali alle persone più svantaggiate, promuovendo la cura e il trattamento ma anche l’inclusione sociale e lavorativa.
Søren Kierkegaard ha detto: “La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti”. Il futuro de Il Mago di Oz come lo vede?
Siamo in continua evoluzione. Riscontriamo una maggiore attenzione verso quella che è l’inclusione sociale e pensiamo che la cooperativa possa crescere ulteriormente, ampliando i propri servizi e sviluppando nuovi approcci per una cura dei pazienti sempre più efficace. A questo riguardo, grazie al nostro centro di formazione, oltre ad offrire aggiornamenti costanti sulle nuove metodologie di trattamento, stiamo puntando molto l’attenzione sulla possibilità di formare operatori specializzati, attraverso la creazione di corsi per educatori, psicologi, medici e assistenti sociali. Accarezziamo, poi, l’idea di diventare anche un centro di ricerca e di innovazione, in grado di promuovere studi e progetti sperimentali sulle dipendenze, in collaborazione con altri centri e con le università, e di sviluppare nuovi modelli di trattamento e prevenzione basati su tecnologie digitali, intelligenza artificiale e metodologie psicoeducative.
Dalle risposte che ha dato, si evince che cosa significa per voi de Il Mago di Oz essere una cooperativa. Vuole aggiungere ancora qualcosa?
Essere soci di una cooperativa come la nostra significa entrare in una rete di solidarietà e supporto. È qualcosa che va al di là del semplice rapporto professionale, perché ci si sente vicini e uniti quando si ha un fine comune, che è quello di accompagnare le persone con dipendenze nel loro difficile percorso di recupero, facendole sentire accolte e rispettate.