I Tesori della Terra: una realtà produttiva biologica, inclusiva, dove ‘naturale’ e ‘sociale’ sono due facce della stessa medaglia
Intervista Presidente Maurizio Bergia
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”, osservava Andy Warhol. Una massima sempre attuale, dopo che la pandemia e gli effetti del cambiamento climatico hanno messo in luce la stretta connessione tra la salute dell’uomo e quella del contesto nel quale viviamo. Lo sanno bene i 30 soci lavoratori della cooperativa I Tesori della Terra, nata a Cervasca , in provincia di Cuneo, nel 2001. “Una realtà produttiva biologica e inclusiva, rispettosa dell’ambiente e delle persone, dove ‘naturale’ e ‘sociale’ sono due facce della stessa medaglia”, per dirla con le parole di Maurizio Bergia, presidente della cooperativa piemontese, che abbiamo intervistato.
Presidente Bergia, di che cosa si occupa la vostra cooperativa?
La nostra azienda - che fa parte della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi nel 1968 -produce, trasforma e commercializza prodotti biologici d’eccellenza, rivolgendo un occhio particolare ai lavoratori svantaggiati che, nella nostra cooperativa, sono oltre il trenta per cento. Grazie al lavoro che svolgono, in ambito agricolo e semi-industriale, queste persone trovano una loro dimensione, sana e costruttiva; e, nei casi più fortunati, intraprendono un cammino che li porta verso l’autonomia. Ospitiamo anche diversi giovani disoccupati o con difficoltà, a cui offriamo percorsi di formazione e possibilità di reinserimento sociale.
Ci dà qualche numero? Ci dice qualcosa di più riguardo alle attività della cooperativa?
Siamo proprietari di quattro marchi. Lavoriamo, ogni giorno, 5.000 litri di latte biologico. Abbiamo realizzato la prima Ecostalla d’Italia, una struttura completamente ecosostenibile. Gestiamo una fattoria didattica che, ogni anno, richiama più di 2.000 visitatori. Diamo la possibilità a otto giovani di svolgere il servizio civile ambientale all’interno della cooperativa che, tra l’altro, ospita anche una casa-famiglia. E potrei continuare ancora per molto ma rischierei di dilungarmi.
“Conosco per nome tutti i miei punti deboli, mentre dei miei punti di forza non conosco nemmeno le iniziali”, diceva qualcuno. La vostra storia racconta esattamente il contrario...
Sì, direi che siamo perfettamente consapevoli delle nostre peculiarità, di quella che è la nostra forza. La parola che ci definisce meglio è sostenibilità. Sostenibilità ambientale, umana ed economica. Abbiamo saputo trovare il giusto equilibrio, rispettando la terra, valorizzando l’uomo e dando forma ad un nuovo modello di sviluppo.
Come si immagina il futuro della “sua” cooperativa?
Il mio sogno sarebbe quello di chiudere, di “sparire”, perché vorrebbe dire che tutte le aziende sono diventate sostenibili a livello ambientale ed inclusive verso i soggetti con difficoltà; ma non credo che, a breve, raggiungeremo l'obiettivo, per cui continueremo ad impegnarci.
Ci sarà sempre più bisogno di realtà lavorative inclusive e comunitarie, dove accogliere giovani che credono in un mondo diverso e persone svantaggiate che vogliono dimostrare il proprio valore.
Alla luce di quanto detto finora, che cosa rappresenta per voi il progetto europeo Small2big?
Rappresenta uno snodo fondamentale, per i nostri progetti di sviluppo. Vogliamo dimostrare che le imprese a rilevanza sociale, pur tenendo conto del momento non semplice in cui versano le aziende agricole come la nostra, possono raccogliere la sfida del mercato. Il sostegno di CFI mostra che, da parte delle istituzioni, c’è una grande attenzione verso quelle imprese sociali che possono favorire la transizione ecologica.
Un’ultima domanda, per concludere questa breve intervista.Che cosa significa, alla fine, essere una cooperativa?
Significa essere una comunità aperta agli altri, una “famiglia”, in cui si è tutti uguali e in cui una delle cose che conta di più è la responsabilità di servizio.
Andrea Bernardini