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Uniser: la storia della coop sociale dell'Erasmus, in continua crescita

FotografiaNata nel 1998 a Bologna, Uniser è una cooperativa sociale - attiva in Italia, in Polonia, in Spagna e anche oltreoceano - che si occupa di servizi per l'internazionalizzazione della scuola e della formazione professionale. Lo staff dell’azienda emiliana, che ogni anno organizza oltre 2.500 tirocini all’estero per studenti e docenti, è composto da cinquantatre occupati, di cui 23 soci lavoratori. Un numero che, come dice Andrea Lombardi, presidente di Uniser, probabilmente è destinato a salire. “Siamo in una fase di forte espansione, grazie alla trasformazione digitale e alla commercializzazione su scala internazionale dei nostri servizi. Tanto che il prossimo passo, atteso per il 2025, sarà la conversione di Uniser in cooperativa europea, un traguardo naturale per un’impresa come la nostra, che rappresenta uno dei tanti straordinari risultati della generazione Erasmus”.

Presidente Lombardi, per voi l’anno della svolta è stato il 2014. Ci racconta perché?
In quell’anno c’è stato un grande incremento dei fondi Erasmus destinati all’internazionalizzazione della formazione professionale degli studenti. In Italia, all’epoca, era molto ridotto il numero di istituti tecnici e professionali in grado di sfruttare una tale opportunità. Noi abbiamo voluto cogliere l’occasione e, a poco a poco, siamo riusciti a costruire, con il nostro lavoro, una rete internazionale capace di far fronte a questa esigenza.

Ci dice, più nel dettaglio, quali sono i servizi che offrite?
Unuser ha come obiettivo quello di facilitare il lavoro delle scuole e dei centri  di formazione professionale, aiutandoli ad avviare e a gestire un proprio ufficio Erasmus. I servizi che offriamo sono tanti. Basti pensare, soltanto per citarne alcuni, alla formazione e al tutoraggio  per la redazione delle richieste di finanziamento Erasmus o alla rete di oltre 40 destinazioni europee per un tirocinio all’estero rivolto agli studenti; fino ad arrivare alla prima piattaforma per progetti di mobilità, chiamata “Moving Generation”, che consente di gestire la selezione dei partecipanti, la produzione automatica e la firma digitale dei documenti. Senza dimenticare la “Uniser Teacher Week”, una tre giorni di seminari che ogni anno organizziamo a Bologna per formare un centinaio di docenti, provenienti da tutta Europa e non solo, rispetto ai temi dell'internazionalizzazione e della progettazione Erasmus.

Il vostro punto di forza qual è?  
Le persone e il lavoro costante che facciamo per metterle al centro dell'impresa.  A Uniser le persone danno l'anima perché la cooperativa dà l'anima per loro. Questo crea un ambiente di lavoro sereno e si traduce in valore per i nostri clienti. Dare il massimo ai lavoratori, quando si opera in un mercato a bassa marginalità, è complesso: per questo, compensiamo con tante altre “attenzioni”, dallo smart working al welfare, dal coinvolgimento nei processi decisionali agli eventi di team building.
 
Più di tutto mi ricordo il futuro, ha detto Salvador Dalí. Quello della Uniser come lo vede?
Dinamico e pieno di opportunità anche fuori dall’Unione Europea. L'internazionalizzazione dell'istruzione e della formazione professionale è un processo relativamente giovane e destinato a crescere. Grazie a Erasmus,  l'Europa è diventata il benchmark mondiale, un modello a cui fare riferimento. Il percorso che la nostra cooperativa ha intrapreso con la propria internazionalizzazione e trasformazione digitale va esattamente in questa direzione: accelerare ed innovare i processi di internazionalizzazione dell'educazione, per costruire a livello globale sistemi educativi in grado di formare persone capaci di vivere e di lavorare in un mondo sempre più connesso e multiculturale.

Un’ultima domanda, per concludere questa breve intervista. Che cosa significa per voi essere una cooperativa?  
Significa creare valore con il modello d’impresa oltre che con l'oggetto dell'impresa. La cooperativa rappresenta un modello di impresa più sostenibile e resiliente dell'azienda tradizionale. Più sostenibile perché, attraverso il controllo democratico dei soci lavoratori, garantisce una più equa redistribuzione e previene le speculazioni derivate dall'indiscriminata massimizzazione del profitto, tendenza che purtroppo rappresenta ancora il tratto culturale principale della maggior parte delle imprese tradizionali. Più resiliente, come ampiamente dimostrato dalle performance delle imprese cooperative durante le crisi,   perché legato alla propria “storica” capitalizzazione e perché più attento alla salvaguardia dei posti di lavoro. 

Andrea Beranrdini