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Imprese sociali che nascono e crescono, anche grazie alla capitalizzazione di CFI, all'interno del progetto Europeo SMALL2BIG: Cooperativa sociale MEA

Intervista al Presidente Marta Gaiga

Fotografia“Proporrei più delicatezza con l’handicap, più riguardo. Ci ricambierà”, ha detto Giuseppe Pontiggia. Lo sanno bene i 119 soci lavoratori della cooperativa sociale MeA, nata nel 1998 in quel di Vicenza. Sì, perché l’azienda veneta, sostenuta da Cfi, ha fatto della promozione dell’identità delle persone con disabilità e con problemi di salute mentale e del supporto alla resilienza delle loro reti familiari la propria ragione d’essere. Come ci racconta in questa breve intervista Marta Gaiga, presidente di MeA, a cui abbiamo chiesto anche di parlare del progetto europeo Small2big, rivolto a finanziare le imprese sociali.


Presidente Gaiga, ci dice qualcosa di più sui servizi che offre la vostra cooperativa?
La nostra cooperativa è specializzata in servizi residenziali e semiresidenziali destinati alla disabilità complessa. Dopo la fusione per incorporazione con la cooperativa Dina Muraro, avvenuta nel 2021, abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione sia dal punto di vista territoriale sia dal punto di vista delle attività che svolgiamo: oltre che nella provincia di Vicenza, oggi siamo presenti anche nella provincia di Padova; inoltre, ai servizi dedicati alla disabilità, si sono aggiunti quelli residenziali e semiresidenziali legati alla salute mentale. Tra le strutture che gestiamo ci sono, soltanto per citarne qualcuna, la Rsa “Villa S. Rita” e la Comunità Alloggio “Nico Frigo”, nel vicentino, un Centro Diurno a Vicenza e una Comunità Terapeutica Riabilitativa Psichiatrica a Rubano, nel padovano. Ma siamo sempre alla ricerca di nuove soluzioni, per dare risposte ancor più convincenti alle problematiche di cui ci occupiamo. Per questo, stiamo sviluppando tutta una serie di progetti; vedi, ad esempio, quello chiamato “Fattoria Sociale I Ciuchi”, che possiamo considerare come  un servizio diurno innovativo, in grado non solo di offrire attività occupazionali per le persone con disabilità inserite nei Centri Diurni o accolte nelle strutture residenziali ma anche di fornire opportunità di crescita e di avviamento al lavoro.

Qual è la principale caratteristica di una cooperativa come la MeA? In altre parole, qual è il vostro punto di forza?
Credo che il nostro punto di forza vada identificato nell’approccio che abbiamo verso la disabilità e la salute mentale. Riteniamo, infatti, che la condizione di complessità della disabilità non debba mai diventare un alibi in grado di giustificare un cedimento assistenziale o una rinuncia alla fruizione dei propri diritti. Il concetto di “gravità” non è assoluto ed è necessario individuare ciò che può portare ad alleggerire  la condizione che la persona disabile vive, riconoscendo nell’educabilità lo status costitutivo di tutte le persone. Questo produce in noi la consapevolezza di dover offrire alle persone che prendiamo in carico opportunità di trasformazione e di crescita, accogliendo e “forzando” le resistenze che un certo grado di compromissione comporta. Il tutto facendo leva su quelli che da sempre sono i nostri valori: la centralità dell’utente, l’accoglimento, il diritto di cittadinanza, l’integrazione, l’attenzione per il territorio e per la famiglia.

Come si innesta in tutto questo il progetto Small2big? Che benefici pensate di trarne?
Il progetto Small2big ci consentirà di coniugare sviluppo e sostenibilità, dandoci la possibilità di realizzare alcuni programmi innovativi relativi alla presa in carico di quelle aree di fragilità legate all’autismo e alla salute mentale che stanno letteralmente esplodendo nel nostro territorio.

Nell’oggi cammina il domani, ha detto il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge. Il futuro della MeA come lo vede?
Per noi è fondamentale occuparci del bene comune. Crediamo che una società capace di farsi carico dei soggetti più fragili sia una società più giusta e umana. Una società in grado di riconoscere e promuovere l’unicità di ogni persona.  La nostra cooperativa vuole essere, in questo senso,  un agente del cambiamento. La sfida, per noi, è e sarà sempre la stessa: permettere anche alle persone con un elevato grado di problematicità di avere un ruolo come cittadini, puntando alla massima qualità di vita possibile.

Un’ultima domanda, prima di concludere. Che cosa significa, per voi, essere una cooperativa?
Significa perseguire l’obiettivo di far crescere la società secondo un’etica condivisa che abbia fra i suoi principi cardine l’uguaglianza, l’equità e la solidarietà; che poi sono i principi, cari ai fondatori della cooperativa, che innervano la nostra attività ogni giorno.  

Andrea Bernardini