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Imprese sociali che nascono e crescono, anche grazie alla capitalizzazione di CFI, all'interno del progetto europeo small2big: Cooperativa Placido Rizzotto

FotografiaLa lotta alla mafia, diceva Paolo Borsellino, deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità.  Lo sanno bene gli otto soci lavoratori della cooperativa sociale ed agricola Placido Rizzotto, sostenuta da Cfi, nata nel 2001, grazie al progetto Libera Terra promosso dall'associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo, per riportare a nuova vita le terre confiscate ai boss mafiosi dell’Alto Belice Corleonese. “Il fine ultimo di una cooperativa come la nostra - dice Francesco Paolo Citarda, presidente della Placido Rizzotto - Libera Terra - è rappresentato dai territori, dalle persone e dagli spazi fisici riportati nell’alveo della  legalità e del presidio delle istituzioni e della società civile. In questo senso la gestione dei beni confiscati, che restano di proprietà pubblica, dà concretezza a quella collaborazione pubblico-privato, costruttiva e trasparente, che consente sinergie importanti ed efficaci, nell’interesse collettivo”. Tutti concetti che ritorneranno più volte nel corso dell’intervista che il presidente Citarda ci ha rilasciato, parlando anche del progetto europeo Small2big, rivolto a finanziare le imprese sociali.

Presidente, ci dice qualcosa di più riguardo all’attività della Placido Rizzotto - Libera Terra?
L’attività della nostra cooperativa è legata soprattutto alle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità” e ci occupiamo dell’inserimento lavorativo di giovani inoccupati e di soggetti svantaggiati, creando opportunità occupazionali.  Il metodo di coltivazione che abbiamo scelto sin dall'inizio è quello biologico, al fine di garantire la bontà e la qualità dei prodotti che conservano il sapore antico della tradizione siciliana. La cooperativa è, inoltre, uno dei soci del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, nato nel 2008 con lo scopo di mettere insieme le attività produttive delle Cooperative Libera Terra e affrontare il mercato in maniera unitaria ed efficiente. Il Consorzio segue la trasformazione delle materie prime agricole, coltivate dalle cooperative socie in Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, curando tutte le fasi dello sviluppo dei prodotti, dall’ideazione alla commercializzazione, dal campo allo scaffale. Oltre ai fondi agricoli, la Placido Rizzotto - Libera Terra gestisce anche l’Agriturismo Portella della Ginestra, nato dalla riconversione di un casolare del Settecento, confiscato alla mafia, e una cantina dove vengono vinificate le uve provenienti dai vigneti confiscati,  gestiti dalla nostra azienda e da altre due cooperative, la Pio La Torre - Libera Terra e la Rosario Livatino - Libera Terra.

E per quanto concerne le vostre coltivazioni?
Complessivamente gli ettari di terreno agricolo affidati alle cure della cooperativa sono circa 253. La maggior parte sono terreni seminativi e vengono coltivati per la produzione di cereali e di legumi, in rotazione con foraggiere e ortive, quali ad esempio il pomodoro siccagno. La restante parte è costituita da colture arboree come uliveti e vigneti.  Ma mi lasci dire una cosa, a questo proposito: per noi e, più in generale, per Libera Terra, gli aspetti legati alla tutela dell’ambiente vanno ben oltre la scelta dell’agricoltura biologica vissuta alla luce del mero rispetto di un regolamento. Siamo costantemente impegnati a cercare della soluzioni per abbattere l’impatto che il lavoro della cooperativa ha su ciò che la circonda. Basti pensare, solo per fare un esempio, all’utilizzo, che per noi è una priorità, di materiali biodegradabili.

Qual è la il punto di forza di una cooperativa come la vostra?
Il nostro compito è, innanzitutto, provare a fare le cose per bene. Tradurlo in termini concreti, significa attuare buone pratiche agricole e agroalimentari. Consideriamo il nostro lavoro del tutto normale: l’attenzione per la legalità e per una corretta gestione non devono e non possono essere percepite come eccezione o straordinarietà. Tutto ciò si traduce nello sforzo di presentarsi come una tipologia di impresa che sia rispettosa della terra, delle persone e che valorizzi il territorio, passando dalle colture tradizionali e dalle pratiche agronomiche che lo contraddistinguono. Nel nostro piccolo, siamo la dimostrazione che anche in territori “difficili” è possibile fare impresa in modo sostenibile, cercando di stimolare percorsi di cambiamento positivi e rompendo abitudini, inerzie e pessimismi.

Il compito che vi siete assunti non è certo facile, anche dal punto di vista della sostenibilità economica. Quali sono stati i benefici che avete ottenuto grazie al progetto Small2big?
Il progetto ci ha dato la possibilità di fare investimenti mirati a potenziare l’impiantistica strutturale della nostra cantina e ad ottimizzare l’impiego di manodopera. Inoltre, ci ha dato l’opportunità di acquistare macchinari e impianti in grado di garantire un risparmio a livello energetico ed economico e un miglioramento della qualità finale del prodotto.

Nel suo percorso di crescita e maturazione, ci sembra che la cooperativa abbia assunto un ruolo maggiormente proattivo nei confronti degli enti pubblici. È così?
Sì, cerchiamo di far valere la nostra esperienza, per quanto concerne la gestione dei beni confiscati, anche nelle more dell’assegnazione definitiva, così da preservare il bene per i futuri soggetti assegnatari.  Il nostro obiettivo è quello di essere non solo gestori ma anche promotori di un presidio più forte da parte dello Stato nei territori in cui operiamo,  tutelando lo strumento del riutilizzo sociale nel suo configurarsi come elemento di riscatto dei territori stessi.

Più di tutto mi ricordo il futuro, ha detto Salvador Dalí.  Il futuro della Placido Rizzotto - Libera Terra come lo vede?
Non vogliamo volare troppo in alto. Quello che ci preme di più è migliorare la gestione dei cicli colturali. L’obiettivo è di provare ad aumentare sempre di più la qualità delle materie prime prodotte grazie al nostro lavoro.  
 
Un’ultima domanda, per concludere questa breve intervista. Che cosa significa, per voi, essere una cooperativa?
Essere una cooperativa sociale ed agricola per noi significa creare un’economia sana, fondata sulla valorizzazione delle risorse umane e sulla terra. Siamo contadini e come tali ci sentiamo custodi di un patrimonio naturale e culturale che non morirà con noi. Il rapporto con il territorio e le sue migliori risorse è fondamentale per la cooperativa,  perché vogliamo far conoscere il nostro modello di sviluppo, nella speranza che possa essere da stimolo a studenti, istituzioni e realtà del terzo settore. Ma non solo. Il nostro scopo è anche quello di stimolare l’aggregazione e l’attivismo della cittadinanza, favorendo la nascita di un tessuto associativo che faccia da supporto al modello di cambiamento che l’azione della cooperativa vuole rappresentare.

Andrea Bernardini