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La cooperativa Equa di Milano, motore di un'economia sociale più giusta e sostenibile

Intervista alla Presidente Sara Mariazzi

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“Al cuore di ogni dialogo sincero c’è, anzitutto, il riconoscimento e il rispetto dell’altro”. La cooperativa sociale Equa, costituita il primo gennaio del 2022 in quel di Milano e sostenuta anche da Cfi, sembra aver sposato pienamente le parole di Papa Francesco. Sì, perché l’azienda milanese, nata dalla fusione di due “storiche” cooperative meneghine e composta da 193 soci lavoratori, ha messo al centro della propria attività l’essere umano, partendo dall’assistenza all’infanzia fino ad arrivare alla cura gli anziani. Di questa importante realtà lombarda, il cui fatturato annuo supera i 10 milioni di euro, abbiamo parlato con Sara Mariazzi, presidente di Equa.

Presidente Mariazzi, per iniziare, ci può dire più nel dettaglio di cosa si occupa la vostra cooperativa?
Equa svolge le sue attività sociali nelle tre macro aree “generazioni future”, “cura e inclusione” e “comunità e diritti”. Sono molti i servizi che offriamo: si va, solo per citarne qualcuno, dalle strutture socio-educative per la prima infanzia alle case rifugio per le donne vittime di violenza, dagli interventi domiciliari rivolti ai minori e alle famiglie (assistenza domiciliare, attività educativa, custodia sociale) ai servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, residenziali e semiresidenziali, dedicati ad anziani autosufficienti e non autosufficienti. Lavoriamo perché i servizi siano innanzitutto dei “luoghi”, aperti verso la comunità e portatori di una condivisione di spazi, attività e relazioni. Crediamo nell’importanza della bellezza, dell’accoglienza e della funzionalità dei luoghi, innanzitutto come diritto di ogni persona che quei luoghi li vive, qualsiasi sia il suo bisogno e la sua età.

Equa nasce dall’incontro di due cooperative, Genera e Tuttinsieme, con una storia trentennale alle spalle. Come avete realizzato il percorso di fusione?
Lo abbiamo realizzato condividendo il tutto con i soci, grazie ad una comunicazione costante e all’integrazione progressiva di funzioni tra le due cooperative, attraverso uno “stile” organizzativo capace di tenere insieme lo sviluppo dimensionale e strutturale della cooperativa e l’attenzione ai singoli soci e ai lavoratori.

Se li dovesse indicare, quale direbbe che sono i punti di forza di Equa?
Direi l’affidabilità e le forti competenze tecniche, consolidate e riconosciute, su cui si innesta una spinta alla continua costruzione e innovazione, attraverso un’organizzazione strutturata e molto attenta alla cura delle relazioni interne ed esterne. Per meglio dire, i nostri progetti e i nostri servizi spaziano in tante aree e ambiti ma cerchiamo di portare in ognuno un approccio trasversale fatto di ricerca di contaminazione, di spinta all’innovazione, di importanza della relazione, di riconoscimento delle unicità e delle risorse di ognuno. Credo che, in tutti questi anni, siamo stati capaci di rendere sempre più evidente questo approccio, grazie al quale abbiamo consolidato alcune collaborazioni importanti, come quella con il Politecnico di Milano.

Sono interessato al futuro perché vi passerò il resto della vita, diceva Charles Franklin Kettering. Come vede il futuro della vostra cooperativa?
Immagino uno scenario che contempli un generale rinforzo delle attività consolidate, con qualche  oscillazione per quanto riguarda le attività completamente legate agli appalti pubblici. Ci troveremo di fronte a progettualità complesse, oggi in fase di studio avanzato, che impegneranno economicamente la cooperativa ma che la porteranno verso la realizzazione di obiettivi di sviluppo più a lungo termine. Infine, credo che intensificheremo alcune collaborazioni con soggetti che non appartengono al terzo settore.

Un’ultima domanda, quasi scontata: che cosa significa per voi essere una cooperativa?
Per noi di Equa significa essere promotori di un’economia sociale più giusta e sostenibile e di un sistema di welfare che risponda ai bisogni della comunità in modo inclusivo e rispettoso dei diritti di ognuno. La responsabilità collettiva trova nella cooperazione la forma di attività più coerente: cooperare come “fare insieme”, sentendosi tutti responsabili e impegnati nel promuovere benessere e cura per le persone e per la comunità.

Andrea Bernardini