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“Sempre a fianco di chi ha bisogno" La Cooperativa Sociale Solco Prossimo di Imola

Intervista al Presidente Monica Mirri

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La pandemia sta per compiere un anno di vita, attraversa le stagioni, è destinata a superare la barriera del 2020. In questo clima di paura e d’incertezza, si sono riaperte le porte delle classi ed è cominciato un anno scolastico fortemente segnato dalle polemiche e dalle difficoltà. Ne sanno qualcosa i 110 soci lavoratori della Cooperativa Sociale Solco Prossimo, legata al gruppo cooperativo Solco Imola, un consorzio che opera in prevalenza nei comuni del circondario Imolese. Nata nel 1985 la Cooperativa di Imola, che nel 2019 ha realizzato un fatturato vicino ai sette milioni di euro ed è sostenuta anche da CFI, gestisce oggi tutta una serie di attività che qui sarebbe troppo lungo elencare. Basta, per farsi un’idea, citarne soltanto qualcuna: si va dalla gestione di nidi e scuole per l’infanzia alla mediazione e all’alfabetizzazione culturale nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla gestione di tre Centri di Accoglienza Straordinaria per i rifugiati all’assistenza domiciliare per disabili e anziani. Di questa importante realtà e del mondo della scuola, abbiamo parlato con Monica Mirri, presidente di Solco Prossimo.

Presidente Mirri, come è stato l’inizio del “vostro” anno scolastico?
Devo dire che non sono mancati i problemi. Le difficoltà principali si possono ricondurre al ritardo con cui sono uscite le linee guida per la riapertura, che ha fatto slittare di una settimana l’avvio dei servizi ed ha comportato, da parte nostra, un lavoro “in corsa” nel mese di agosto. I nostri nidi e le nostre scuole d’infanzia, dal punto di vista dell’attività educativa, sono ripartiti quasi nella normalità, se si esclude l’interruzione del percorso dei poli che vanno dai zero ai sei anni, a causa dell’applicazione delle linee guida legate al Covid. In termini di gestione, invece, possiamo già dire che quest’anno sarà caratterizzato da un incremento dei costi, per la necessità di creare una netta divisione - cosa che prima non avveniva - tra il personale che si occupa degli asili nido e quello che si occupa delle scuole d’infanzia. Un aggravio economico dovuto alla gestione del personale, alle sanificazioni e ai corsi di formazione ad hoc per gli operatori.  

In tanti chiedono investimenti economici, politici e didattici che diano un corpo riconoscibile e concreto alla nebulosa di promesse che la scuola italiana attende di verificare anno dopo anno. Altri ancora, che i soldi del Recovery Fund vengano spesi anche per il futuro dei bambini, a cominciare dai più piccoli. Lei che ne pensa?
Ritengo che investire nei giovani e per i giovani sia una scelta strategica lungimirante per un Paese. Senz’altro, la scuola ha necessità di essere rinnovata, tenendo conto soprattutto dei bisogni delle nuove generazioni. Accanto a questo, però, è fondamentale non trascurare gli investimenti nelle politiche giovanili anche fuori dall’ambito scolastico. Abbiamo visto come, in tal senso, ci sia stata negli anni una lenta ma continua contrazione delle risorse. Da parte mia, invece, ritengo che si debba sempre più puntare l’attenzione sui giovani, perché sono loro il futuro del nostro Paese.

Sulla scuola, ha risposto. Com’è, invece, la situazione rispetto agli altri settori d’intervento della Solco Prossimo?
Se parliamo dell’assistenza domiciliare e delle residenze per anziani, le difficoltà che abbiamo riguardano soprattutto il tema della sicurezza e cioè i diversi protocolli, le visite dei familiari e il lavoro di tracciamento nelle situazioni in cui ci possono essere casi sospetti. Ci troviamo, poi, ad affrontare anche un’altra importante problematica, che si è acuita nella fase di emergenza che stiamo vivendo: sto parlando della difficoltà, che tocca noi e tutta la Cooperazione Sociale, di reperire certe figure professionali; in particolare, mi riferisco al personale infermieristico e agli operatori socio sanitari. La carenza di queste figure professionali è cronica nel nostro territorio e sta incidendo non poco, in una fase in cui nel settore pubblico si è dato il via ad assunzioni e concorsi, sulla tenuta dei servizi del privato sociale. Per quanto riguarda gli altri campi d’intervento della nostra cooperativa (come, ad esempio, l’educativa domiciliare e la mediazione culturale), posso dirle ancora che la definizione di protocolli ad hoc per la sicurezza degli utenti e degli operatori ha certamente rallentato il riavvio delle attività, determinando in alcuni casi anche la riduzione dei servizi.

Quali sono, secondo lei, le maggiori difficoltà che la Cooperazione Sociale si trova ad affrontare in questo momento?
Mi preoccupa molto il dato economico-finanziario, che si lega ad alcuni aspetti: basti pensare, come ho già detto, alla riduzione o alla sospensione dei servizi; o, ancora, alla lentezza dimostrata dagli enti pubblici rispetto alla copertura dei costi incomprimibili e strutturali sostenuti durante il lockdown. Insomma, la Cooperazione Sociale, se non è ben patrimonializzata, rischia in questo momento di entrare in crisi finanziaria. Per quanto riguarda la nostra Cooperativa, però, sono abbastanza tranquilla: il gruppo cooperativo Solco Imola ha una buona patrimonializzazione e questo ci consente di non avere problemi immediati in termini di liquidità e di investire in servizi innovativi, per dare una risposta ai bisogni emergenti.

Einstein diceva: “Non penso mai al futuro. Arriva così presto”. Lei, quello della sua Cooperativa come lo vede?
La strategia del nostro gruppo, che ci ha consentito di rimanere vitali in oltre trent’anni di attività, è da sempre quella di considerare i cambiamenti come un’opportunità da sfruttare per far fronte alle situazioni che si vengono a creare nell’ambito del welfare territoriale. Il legame con il territorio resta la nostra forza. Accanto a questo, poi, c’è il lavoro di rete, che ci vede impegnati, sia a livello locale sia a livello nazionale, nell’ambito di consorzi, organizzazioni di categoria e associazioni. Il nostro è un ruolo sussidiario nella progettazione dei servizi del territorio e il nostro essere multistakeholder rappresenta un altro dei pilastri che ci ha consentito, negli anni, di superare i momenti di crisi. Pensiamo, quindi, che questo modello possa essere vincente per affrontare la pandemia e le sfide future.

A proposito di Covid-19 e di lotta alla pandemia: si sente di dire qualcosa sugli operatori della Solco Prossimo?
La ringrazio per aver toccato questo argomento. Mi offre l’opportunità di dire qualcosa che sento nel profondo: mi piacerebbe che il termine “eroi”, di cui tanto si è abusato, fosse usato anche per i lavoratori della Solco Prossimo e di tutte le cooperative sociali che, come cardini fondamentali del welfare del nostro Paese, meritano la giusta considerazione pubblica. Così come meriterebbe più considerazione il personale scolastico dei nostri nidi e delle nostre scuole d’infanzia che, a differenza di quanto è accaduto nel settore pubblico, si è ritrovato in cassa integrazione.

Un’ultima domanda, forse ancora più stringente, tenuto conto del periodo che stiamo vivendo. Che cosa significa, per voi, essere una Cooperativa? 
Significa essere sempre al fianco di chi ha bisogno. Significa, soprattutto, saper ascoltare ed essere in grado di coinvolgere i propri fruitori nella “costruzione” di un welfare comunitario capace, ogni volta, di dare delle risposte adeguate.

Andrea Bernardini