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SOLO RESTANDO UNITI SUPEREREMO LE DIFFICOLTA’

Intervista al Presidente Alessandro Pittalis di Pegaso

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Il turismo, lo sappiamo, è tra i grandi feriti della pandemia. La quasi totale assenza di turisti sta esercitando un effetto domino che colpisce negozi, bar, ristoranti e alberghi. E proprio il settore alberghiero, orfano di presenze straniere e vittima della “sindrome della capanna” degli italiani, sembra avere la peggio nel nostro Paese. Ne sanno qualcosa i tredici soci lavoratori della cooperativa Pegaso, nata nel 2013 a Ossi, in provincia di Sassari, per offrire nuove opportunità di inserimento lavorativo alle persone svantaggiate e disabili. Attiva soprattutto nel settore alberghiero e negli ambiti legati alla cura del verde pubblico e alla pulizia di edifici pubblici e privati, l’azienda sarda, solo nel 2019, aveva fatto registrare un fatturato pari a 1,4 milioni di euro. Per parlare della cooperativa e della difficile congiuntura economica in cui ci troviamo, abbiamo intervistato Alessandro Pittalis, presidente di Pegaso.

Presidente Pittalis, come avete affrontato e come state affrontando lo tsunami della pandemia?
Abbiamo cercato di affrontare la Fase 2 con un approccio positivo. Non ci siamo persi d'animo, cercando di utilizzare il molto tempo a disposizione per migliorare la nostra capacità organizzativa. Abbiamo apportato delle migliorie alla struttura alberghiera, in particolare alla sala per le colazioni che è stata riorganizzata, adeguandoci ai protocolli e perfezionando il piano Haccp. Dopo aver chiuso i battenti il 12 marzo, abbiamo riaperto un mese fa. Grazie alla responsabile della sicurezza e ai nostri studi in materia di Covid-19, la cooperativa ha adottato un proprio protocollo. E devo dire, in questo senso, che i collaboratori e i clienti del nostro albergo hanno reagito molto bene. Indubbiamente, le difficoltà sono tante: sia per i costi dell'igienizzazione sia a livello pratico, nel lavoro di tutti i giorni.

Le misure, dalla liquidità per le imprese alla cassa integrazione, hanno subito dei ritardi. Qual è la vostra situazione?
La cassa integrazione è arrivata, anche se da poco. La cooperativa, per aiutare i propri addetti, ha proposto un anticipo del Tfr per far fronte alle criticità di questi mesi. Ma mi lasci dire una cosa: il nostro Paese, con le sue debolezze strutturali, le patologie ormai diventate fisiologiche, rischia di pagare un prezzo tra i più alti nella crisi post-Covid.  Soprattutto, in termini di posti di lavoro.

A questo proposito: anche la vostra cooperativa è arrivata a rinunciare a una parte della forza lavoro?
Sì, purtroppo. Nella fase più critica abbiamo rinunciato a tutta la forza lavoro. Ora, a turno, stiamo a poco a poco reintegrando il personale. Certo, senza liquidità e nuovi investimenti il rischio, per qualsiasi impresa, è quello di non riuscire più a ripartire. Noi, però, cerchiamo sempre di essere positivi; anche perché c’è stato chi ha sempre creduto nella nostra azienda, come CFI e il sistema cooperativo, che ci hanno fortemente sostenuto.
 
Per la ripartenza confidate nel ritorno dei turisti stranieri o sperate nel turismo di prossimità?
Il nostro albergo è aperto tutto l’anno. Durante la stagione invernale lavoriamo con la clientela business e in estate con i turisti. Credo che quest'anno ci dovremo accontentare di quello che verrà. Si iniziano a vedere dei piccoli segnali, qualche prenotazione di turisti spagnoli e tedeschi. Speriamo bene.

Immaginare il futuro non è facile. Il vostro come lo vedete?
Le rispondo senza fare troppi voli pindarici: è indispensabile che anche le cooperative possano accedere all’Ecobonus al 110% dello Stato. È molto importate investire in nuove tecnologie e risparmiare sui costi fissi dell'azienda.
 
Un’ultima domanda, per concludere questa breve intervista. Che cosa significa, nella fase oscura che stiamo vivendo, per l’incombere della minaccia del virus, essere una cooperativa?
Significa affrontare le difficoltà insieme. Quando c’è unione tra i soci, nessun virus può distruggerla.

Andrea Bernardini