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“FRATERNITA’” di nome e di fatto: una cooperativa che guarda avanti

Intervista al Presidente Sonia Pedretti di Fraternità Impronta

FotografiaNelle città ancora ferite dal virus è cominciata, dal 4 maggio, la Fase 2. L’Italia in mascherina è ripartita con un po’ di paura. Per qualche tempo, il nostro modo di stare insieme diventerà un territorio da riconquistare, con una grammatica sociale da reimparare. C’è, però, chi anche durante le lunghe settimane del lockdown non ha mai smesso di dare il suo contributo. Donne e uomini che hanno continuato a lavorare in attività a rischio, assistendo i più fragili, i minori in difficoltà o diversamente abili. Lavoratori come quelli dell’impresa sociale Fraternità Impronta, nata nel 2001, grazie ad alcune cooperative del Gruppo Fraternità, con l’obiettivo di fornire servizi di sostegno alle famiglie più svantaggiate. Attiva in Franciacorta, nella Val Trompia e a Brescia, la cooperativa di Ospitaletto, formata da 49 soci lavoratori e sostenuta da Cfi, gestisce moltissimi servizi, tra i quali due comunità educative per preadolescenti e adolescenti, un ristorante solidale che funziona da laboratorio occupazionale per i minori delle comunità e uno spazio protetto per i minori in stato di fermo, arrestati in flagranza di reato e in attesa di udienza. Di questa importante realtà lombarda, il cui fatturato ha raggiunto nel 2019 quasi i due milioni di euro, e dell’emergenza legata al Covid-19, abbiamo parlato con Sonia Pedretti, presidente di Fraternità Impronta.

Presidente Pedretti, la Lombardia è diventata l’area più colpita al mondo dalla pandemia. Come avete affrontato l’emergenza sanitaria in una situazione così difficile?
La provincia di Brescia è stata uno dei territori più colpiti dalla pandemia e anche la nostra cooperativa ne ha subito le conseguenze. Dal 24 febbraio, sono stati sospesi tutti i servizi legati al territorio della Val Trompia, quindi tutti i servizi alla prima infanzia e l’assistenza ai minori diversamente abili nelle scuole. Contemporaneamente abbiamo deciso, insieme con gli Enti competenti, di non consentire ai minori, ospiti delle nostre comunità educative, il rientro a casa nei fine settimana; abbiamo, inoltre, vietato alle famiglie di fare visita ai ragazzi, per tutelare la loro salute e quella degli operatori (i contatti tra i minori e le loro famiglie sono avvenuti da remoto…). Infine, si è deciso di chiudere l’accesso alla fattoria didattica legata alle comunità educative di Ospitaletto e gli spazi per le feste e le ricorrenze. Dal 9 marzo, poi, la nostra cooperativa ha interrotto anche il servizio del ristorante Cattafame e ha chiuso la casa per vacanze Saoghe. Malgrado ciò, devo dire che non ci siamo mai fermati, continuando ad onorare quella che è la nostra mission: stare accanto alle persone. E questo nonostante il fatto che il Covid-19 sia stato la causa della scomparsa di un nostro socio, un vero e proprio punto di riferimento per noi e per i nostri ragazzi, rimasti molto colpiti da una perdita che sicuramente ha contribuito a responsabilizzarli ancora di più durante il lungo periodo di distanziamento sociale. A dispetto di tutte le difficoltà, quindi, le nostre equipe educative hanno saputo, con grande professionalità, responsabilità e dedizione, gestire al meglio la relazione con il gruppo di ragazzi impegnati nelle attività laboratoriali all’aperto. Inoltre, il nostro chef Gian Mario Portesani si è reso subito disponibile a continuare il laboratorio di cucina con i minori inseriti nelle comunità di Cascina Cattafame: i ragazzi ne sono rimasti entusiasti e hanno proposto e sperimentato delle nuove ricette sotto la sua guida. Da pochi giorni, poi, il ristorante ha attivato anche il servizio da asporto: pure in questo caso, i protagonisti sono diventati lo chef e i ragazzi delle comunità, con il supporto del responsabile di sala. Attraverso il ristorante Cattafame e la casa per vacanze Saoghe, abbiamo aderito anche alla rete dell’accoglienza e del gusto solidale di “Brescia Buona”, formata da dieci realtà appartenenti alla cooperazione sociale che si occupano di ristorazione ed ospitalità, con una particolare attenzione per le persone più fragili attive in quei settori.

Uno sforzo davvero notevole…
E non è finita qui. Per i minori e le famiglie della Val Trompia, la Fraternità Impronta si è immediatamente attivata per creare un servizio in cui educatrici e assistenti all’autonomia dei minori diversamente abili fossero in grado di contattare, attraverso delle videochiamate, gli stessi i minori e le loro famiglie, allo scopo di mantenere attiva la relazione e supportare i nuclei familiari più fragili. Tutto questo, sotto la regia di un coordinatore capace di verificare le diverse situazioni e di farsene portavoce con gli assistenti sociali, al fine di programmare degli interventi mirati. Grazie alla collaborazione decennale con la Fondazione Mission bambini Onlus di Milano, poi, abbiamo pure attivato una piattaforma dedicata ai genitori dei bambini della fascia da 0 a 6 anni, in cui è possibile trovare tanti spunti educativi fatti per aiutare gli stessi genitori ad organizzare il tempo che, in questo periodo, si trovano a dover trascorrere in casa con i loro figli. Infine, ci stiamo spendendo, attraverso una ricerca di fondi, e sempre in collaborazione con gli Enti territoriali, per dar vita a un’attività educativa domiciliare che possa far fronte, in attesa che la situazione sanitaria migliori, a quelle condizioni di particolare fragilità segnalate dai servizi sociali.

Tutto questo non sarebbe stato possibile, come ha già detto Lei, senza l’abnegazione dei vostri operatori…
Devo dirlo con grande forza: la nostra attività, anche in questo momento di distanziamento sociale, non può prescindere dalla necessità di stare vicini alle persone. In questo senso, non ci siamo mai tirati indietro e abbiamo messo in campo tutto il possibile e continueremo a farlo per i bambini, per le famiglie e per tutte le persone che incontriamo quotidianamente nei diversi territori. La cosa che ci sta più a cuore è la sicurezza e la salute di chi si rivolge a noi. Con la speranza che tutto “Andrà alla Stragrande”, come hanno scritto su un lenzuolo i ragazzi delle nostre comunità.

Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, diceva qualcuno, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita. Il vostro come lo vedete?
La pandemia ci ha messo di fronte a tutta una serie di difficoltà, legate all’incertezza della situazione sanitaria ed economica, alla scarsa tempestività e decisione nelle risposte concrete da parte degli Enti competenti, alla continua rimodulazione del lavoro nei vari settori per programmare gli interventi e le possibili riaperture di quelle attività che sono state sospese, all’incertezza sui possibili stanziamenti economici per alcuni servizi al fine di garantirne la sopravvivenza e la riapertura. Per questo, ci preoccupa molto il futuro e la sostenibilità di alcuni dei nostri servizi che hanno dovuto chiudere. La speranza è che il nostro comparto, quello del terzo settore, non sia lasciato solo a gestire l’emergenza e il dopo emergenza. Gestiamo ambiti complessi, supportiamo e qualche volta colmiamo i “vuoti” del settore pubblico in un rapporto di sussidiarietà. Spero che questa emergenza porti a un ripensamento e a una maggiore attenzione nei nostri confronti, perché solo così potremo continuare ad operare per aiutare le persone più fragili e per garantire i posti di lavoro.

Un’ultima domanda, alla fine di questa nostra breve chiacchierata. Che cosa ha significato, per voi, essere una cooperativa “ai tempi del Corona”?
Ha significato “fare squadra”, senza mai perdere di vista la nostra mission, i nostri utenti, i nostri soci e i nostri lavoratori. Ha significato, principalmente, guardare avanti, per garantire a tutti salute e dignità.

Andrea Bernardini