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Gli eroi delle "altre corsie"

L’intervista al presidente fondatore della Cooperativa di distribuzione Cdr Group, Alessandro D’Angelo

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Nell’Italia spaventata dall’epidemia di Covid, per decreto sono diventati i “lavoratori essenziali”. Sono gli “eroi” delle altre corsie, quelle dei supermercati, sempre al lavoro a contatto con i clienti. Sempre in tensione per una distanza che non c’è mai. Sempre attenti a non togliere una mascherina che, magari, non ti protegge. Donne e uomini che hanno continuato a garantire le merci in tutta la Penisola, rischiando molto, tra mille difficoltà. Donne e uomini come quelli della cooperativa Cdr Group, nata a Erice (TP) nel 2017, con lo scopo di rilevare un supermercato confiscato alla mafia, nel quale lavorano oggi dodici dipendenti, tra cui tre soci lavoratori, accomunati dallo stesso destino: essere ex dipendenti di aziende sottratte alla criminalità organizzata. Della cooperativa siciliana, che nel 2019 ha fatto registrare un fatturato pari a 1.500.000 euro, e dell’emergenza sanitaria, abbiamo parlato con Alessandro D’Angelo, presidente fondatore della Cdr Group.

Presidente fondatore Alessandro D’Angelo, com’è la vita di un supermercato ai tempi del Coronavirus?
Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, il supermercato rappresenta molto di più di un luogo dove si va per fare la spesa. Il nostro supermercato, che si trova al confine tra Erice e Trapani, in una zona residenziale, è diventato un punto di riferimento, più di quanto non lo fosse prima, per i clienti. Grazie anche al lavoro di tutti i nostri dipendenti che si stanno dimostrando all’altezza del proprio valore. Il loro spirito di sacrificio, la loro abnegazione, la capacità di accogliere ogni cliente con un sorriso è quasi commovente. Gli sforzi che stiamo mettendo in campo, in questo particolare momento dovuto al Covid-19, hanno fatto sì che la clientela non solo aumentasse ma, soprattutto, si fidelizzasse. E questo non può che ripagarci di tutta la fatica che stiamo facendo.

Oltre che con la fatica, combattete ogni giorno con il rischio del contagio. Per operare il distanziamento, quali accorgimenti avete adottato?
Fin dal primo DPCM, abbiamo adottato tutte le procedure previste per evitare il contagio da Coronavirus. A distanza di quasi tre mesi, però, non siamo ancora riusciti a far capire ad alcuni clienti che, se vogliamo convivere con il Covid-19, dobbiamo cambiare le nostre abitudini e osservare le regole. Anche per rispetto nei confronti di chi, come noi, non sarà in prima linea nella lotta contro l’epidemia, ma rappresenta senza dubbio l’indispensabile retroguardia.

Prima diceva che il vostro supermercato è diventato, nel territorio in cui operate, un vero è proprio punto di riferimento. Lo dimostrano anche le iniziative sociali della cooperativa…
Sì, è vero. Dall'inizio dell'emergenza, la nostra cooperativa si è distinta per alcune opere sociali nel territorio di Erice, dando un aiuto concreto alle famiglie indigenti. Lo abbiamo fatto, ad esempio, attraverso l'iniziativa legata ai carrelli solidali, fornendo derrate alimentari al servizio di solidarietà sociale del Comune di Erice.

Da quando è iniziata la pandemia c’è stata un’impennata delle vendite nella Grande Distribuzione Organizzata. È stato così anche per voi?
Nelle prime settimane la GDO ha superato il +16 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Negli ultimi giorni il trend, comunque positivo, si è un po’ normalizzato. Anche noi, pur con grandi sacrifici, abbiamo seguito questo andamento, ottenendo degli ottimi risultati.

Consegne a domicilio e vendite online, esplose in queste settimane, obbligheranno molti a rivedere il proprio modello di business…
Per quanto ci riguarda, tenuto conto anche della nostra clientela e dell’ubicazione del nostro punto di vendita, della catena Eurospar, non c'è stata richiesta alcuna di vendite online. Sono, invece, “esplose” le consegne a domicilio, che ormai rappresentano il 30% dell'incasso giornaliero. Tutto ciò ci ha portato a prendere qualche iniziativa che, devo dire, ci sta dando molte soddisfazioni.

La Cdr Group è stata una delle prime cooperative di ex dipendenti di imprese confiscate alle mafie a gestire un bene aziendale. Che cosa ha significato questo per voi?
Ha significato andare incontro, pur con molte difficoltà burocratiche e non, a un successo imprenditoriale. Grazie anche al sostegno di Cfi e Legaccop, perfettamente consapevoli che la nostra non sarebbe stata solo un’attività commerciale, ma un’impresa sociale in grado di lanciare un segnale preciso al territorio. E vogliamo andare ancora più avanti: abbiamo già chiesto all’ANBSC (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) di assegnarci altri supermercati sottratti alle mafie, per ampliare il nostro progetto e dare lavoro agli ex colleghi che sono ancora disoccupati.

Un’ultima domanda, al termine di questa nostra breve chiacchierata. Quanto ha inciso, prima e durante l’emergenza sanitaria, il vostro essere una cooperativa nel percorso che vi ha portato fino a qui?
Aver costituito una cooperativa ci ha consentito non solo di gestire un bene sottratto alla mafia, ma anche di accedere agli aiuti e alle agevolazioni economiche, senza i quali non avremmo potuto acquistare tutta l'attrezzatura necessaria per il ripristino dell'attività di un supermercato. Il fatto di essere una cooperativa, quindi, ha permesso alla Cdr Group di realizzare concretamente il proprio “sogno”, il proprio progetto. In più, in questo momento segnato dalla pandemia, ha significato dare ancora maggior risalto ai valori fondanti di una cooperativa, quelli della solidarietà e della mutualità, che ci hanno portato a svolgere un'importante attività sociale nei confronti dei nuclei familiari più bisognosi.

Andrea Bernardini