LA COOPERATIVA KILOWATT DI BOLOGNA: LAVORO E CULTURA CHE SI INTEGRANO IN ARMONIA

Presidente Follador, per cominciare, ci può dire di che cosa si occupa la vostra cooperativa?
La nostra è una cooperativa di lavoro che opera nel settore culturale. È nata per contribuire alla rigenerazione di uno spazio pubblico abbandonato, le Serre dei Giardini Margherita a Bologna, trasformato in un community hub riconosciuto a livello nazionale ed internazionale. E questo grazie agli investimenti della cooperativa e al lavoro che abbiamo svolto, legato alla ricucitura dei legami con la comunità e alla “risignificazione” dello spazio. Ne è scaturita un’offerta culturale inclusiva, accessibile e fondata su una continua ricerca della qualità. Top Location nella Lonely Planet Italy, le Serre dei Giardini Margherita sono frequentate ogni anno da oltre 150.000 persone, a cui si aggiungono gli imprenditori, le imprese culturali e le startup che partecipano ai nostri percorsi d’incubazione dedicati a vari progetti ad alto impatto culturale, sociale e ambientale.
Per entrare un po’ più nello specifico, quali sono i servizi che offrite?
I servizi che offriamo sono molteplici. Qui ne possiamo citare solo alcuni. Ci occupiamo di produzione culturale, mettendo al centro della nostra attività la connessione tra ricerca artistica e sostenibilità ambientale, con tutto quello che ne consegue a livello di utilità pubblica. Attualmente il prodotto principale di questa attività è rappresentato dal “Resilienze Festival”, un festival ormai giunto alla sua sesta edizione, che vuole parlare delle grandi trasformazioni planetarie mostrando le interazioni e i legami tra ambiente, società, economia e cultura. Offriamo, poi, servizi di consulenza, formazione, progettazione e incubazione. Gestiamo, inoltre, l’asilo delle Serre, proponendo tutta una serie di servizi innovativi legati all’educazione e al welfare. Portiamo avanti, infine, un progetto di ristorazione sostenibile, caratterizzato da una grande attenzione per le materie prime, per i metodi di cottura e per le preparazioni artigianali, dove il cibo viene considerato, prima di tutto, un mezzo attraverso cui generare relazioni, esperienze e conoscenza.
Guardando alla storia quasi decennale della Kilowatt, quale crede sia stato il vostro punto di forza?
Direi l'aggregazione di competenze molto variegate e la capacità di tenere assieme sviluppo teorico e realizzazione pratica, creando un luogo dove lavoro e cultura potessero integrarsi in armonia, generando un impatto positivo a livello sociale ed ambientale.
Venendo all’oggi. Si può dire, senza tema di smentita, che siete diventati un punto di riferimento in materia di rigenerazione urbana a base culturale?
Direi di sì, proprio perché abbiamo sempre dimostrato di avere un occhio di riguardo per la cura delle relazioni, per la sostenibilità e per un approccio gestionale in grado di generare un impatto sulla collettività. Il nostro obiettivo principale è oggi quello di far dialogare creatività, arte e competenze tecniche, per promuovere modelli di sviluppo sostenibili ed inclusivi. Il nuovo progetto Serra Madre, finanziato anche da CFI, vedrà ancora una volta l’incontro tra ricerca teorica e sperimentazione pratica.
Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo, ha detto Peter Ferdinand Drucker. Il futuro della Kilowatt come lo vede?
Il nostro obiettivo è quello di trasformare le Serre in un centro di produzione artistica dove si incontrino ricerca, imprese, Terzo settore e comunità locale, attivando un laboratorio permanente capace di generare un pensiero critico e di immaginare soluzioni per la transizione ecologica. Un luogo, insomma, dove toccare con mano modelli di produzione alternativi e un nuovo equilibrio tra natura e cultura.
Un’ultima domanda, per concludere questa breve intervista. Che cosa significa, per voi, essere una cooperativa?
La risposta è molto semplice: adottare un modello organizzativo che non sia capitalistico e gerarchico.
Andrea Bernardini