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CFI - Cooperazione Finanza Impresa
Newsletter N. 22 - 05.10.2018
IL PRIMO UTILE DELLA CARTIERA PIRINOLI

Nata nel 2015 a  Roccavione, un paesino di 3.000 abitanti distante una manciata di KM dal confine con la Francia, la Cooperativa  Pirinoli  ha rigenerato la Cartiera Pirinoli. 
La cartiera fu fondata nel 1872 da Gaspare Pirinoli che avviò una produzione artigianale di un cartoncino utilizzato per la coltivazione di bachi da seta. Negli anni successivi l’attività è cresciuta divenendo un’ industria.
Nel 1937 la cartiera venne acquistata dalla famiglia Eva che ne fece un’ impresa di dimensione europea.
Tutte le famiglie di Roccavione, così come molte dei paesi vicini, dipendevano economicamente dalla “fabrica”.
La lunga  gestione della famiglia Eva traghettò la Pirinoli  nel nuovo millennio. Negli anni novanta, con il ricambio generazionale alla conduzione dell'azienda, iniziò il declino.
Nel dicembre 2004, quando la cartiera dava ancora lavoro a 212 persone, per evitare il fallimento,  la proprietà  fu costretta chiedere l’amministrazione controllata.
La Pirinoli aveva un suo appeal, così nel 2006 alcuni imprenditori del settore costituirono una società e rilevarono la Cartiera. Per l’acquisto e per effettuare gli investimenti, la nuova proprietà utilizzò la leva finanziaria,  indebitando oltremisura la cartiera. Un peccato originale rivelatosi esiziale per l’azienda.
Nonostante la crisi economica mondiale, la cartiera  nel 2010, registrando un fatturato di 50 milioni,  raggiunse il suo record di produzione.
L’ eccessivo indebitamento rendeva difficoltosa  la gestione, causando dissidi tra i proprietari. Per appianare i contrasti, i soci fecero un massiccio ricorso a manager esterni, ma senza ottenere nessun miglioramento dei conti.
L’assemblea  degli azionisti , convocata nel novembre 2011, teatro dell’ennesimo disaccordo tra i soci, decretò  la fine della società. La Pirinoli fu messa in liquidazione.
 
Nel giugno 2012 la cartiera cessò la produzione. Nonostante l’interruzione dell’attività produttiva, tra i 154 lavoratori  c’era ottimismo: l’azienda aveva lavorato bene e gli ordinativi non mancavano. Tutti erano certi  che passata  l’estate sarebbero tornati al lavoro. 
Passarono molti mesi in un continuo rincorrersi di voci infondate di possibili acquirenti. L’ottimismo iniziale dei lavoratori si trasformò in inquietudine .
Dopo tante chiacchiere,  nell’estate del 2013 si palesò una cordata di imprenditori. A ottobre fu trovato un accordo e fissato l’appuntamento dal notaio per la firma del contratto.  Ma all’incontro i rappresentanti della cordata non si presentarono. Appresa la notizia,  i  lavoratori passarono dalla preoccupazione  al panico. 
Nel gennaio 2014 fu dichiarato il fallimento dell’azienda.
 
Nei lunghi mesi passati alla ricerca di un possibile acquirente, un gruppetto di lavoratori, tra il serio e il faceto,  aveva preparato un artigianale piano industriale di rilancio dell’azienda.
Sfumata l’ultima cordata, senza compratori all’orizzonte e con la prospettiva di una lunga disoccupazione , il gruppo iniziò a ragionare seriamente alla pazza idea di rilevare l’azienda. Venuti a conoscenza degli strumenti offerti dalla Legge Marcora, iniziarono a lavorare al progetto. Cominciò la corsa contro il tempo: bisognava  chiudere il prima possibile per non consumare la Naspi e  non far  uscire completamente la Pirinoli  dal mercato. Un bisogno che si scontrava con i tempi lunghi della burocrazia, rischiando di vanificare  il lavoro dei promotori.
Gli scogli furono  superati grazie all’intervento delle istituzioni locali e regionali.
 
Il 16 aprile del 2015 la cooperativa  si aggiudicò  l’asta per la vendita degli impianti.
I primi di giugno le prime assunzioni dei lavoratori che dovevano rimettere in funzione i macchinari arrugginiti da 3 anni di fermo.
Il primo agosto, con una partenza a ritmo ridotto, fu riavviata  la produzione.
Nel 2017, grazie ai sacrifici dei lavoratori che hanno accettato una riduzione dello stipendio e grazie alle innovazioni apportate alla produzione,  è stato conseguito il primo utile d’esercizio.
 
INTERVISTA A FERDINANDO TAVELLA, VICEPRESIDENTE DELLA CARTIERA PIRINOLI di Andrea Bernardini
Vicepresidente Tavella, come è nata la vostra cooperativa? 
Nel 2014 i 154 dipendenti della Cartiera Pirinoli, una cartiera storica, si sono trovati di fronte al fallimento della loro “fabrica”. A quel punto, hanno deciso di giocare il tutto per tutto. Io, a quell’epoca, facevo il direttore amministrativo e conoscevo i numeri. Col collega Silvano Carletto, responsabile di stabilimento, ho messo a punto un piano industriale condiviso anche dai lavoratori; ci siamo costituiti in cooperativa, abbiamo ricapitalizzato l’azienda e tutti i lavoratori, che hanno aderito al progetto, hanno versato l’intera mobilità e una quota del loro capitale. Ci siamo messi in gioco, anche perché non c’era nulla all’orizzonte e abbiamo capito che dovevamo fare da soli, pur tra mille ostacoli e difficoltà.
Di che difficoltà parla?
Oltre ai problemi personali, dovuti allo scetticismo dei familiari nei confronti dell’avventura che stavamo per intraprendere, l’ostacolo più grande è stato quello legato al confronto con la burocrazia e il tribunale, perché non riuscivamo ad avere delle risposte, anche nella fase finale della trattativa, in un momento in cui la tempestività era fondamentale per la riuscita del progetto, considerato che più tempo passava e più diminuiva la mobilità residua che sarebbe servita per la capitalizzazione della neo cooperativa.
Adesso tutto questo sembra alle vostre spalle. Nel 2017, per la prima volta da quando la cooperativa è nata, avete conseguito degli utili…
Contrariamente a quanto pensavano in tanti, noi che avevamo portato avanti il progetto sapevamo, conoscendo i numeri della gestione precedente, che con le giuste scelte commerciali, alcune economie relative ai costi fissi previste dal piano industriale e un pizzico di fortuna nel riuscire con rapidità a riconquistare le quote di mercato perse con il fermo produttivo, il conto economico della società poteva dare i suoi frutti già dal secondo esercizio completo. Per me, che studio i numeri della Cartiera da diciotto anni, è stata una bella soddisfazione vedere, nella chiusura del bilancio 2017, un utile di tutto rispetto e un buon equilibrio finanziario, essenziale per i rapporti con gli istituti di credito e i fornitori. Questo ci ha permesso di dedicare il nostro tempo a progettare il futuro dell’azienda. Per quanto mi riguarda, poi, sono davvero contento di poter constatare che i colleghi sono sempre più convinti della scelta che abbiamo fatto, tutti insieme, tre anni fa.
Un’ultima domanda. Per il 2018, quali sono le prospettive?
La Cooperativa è proiettata verso un fatturato di circa 36 milioni di euro. I risultati prospettati dal primo semestre, che ha chiuso con un utile consistente, ci hanno dato la possibilità di corrispondere ai soci lavoratori la retribuzione piena a partire dal mese di luglio.
I PROGETTI APPROVATI DAL CDA
Nel consiglio di amministrazione del 27 settembre sono stati deliberati interventi pari a 1,4 milioni di euro per sostenere 5 cooperative che impiegano complessivamente 150 addetti.
WBO ITALCABLES
Progetto di workers buyout da crisi d’impresa promosso da 55 lavoratori che hanno capitalizzato la cooperativa versando un milione e duecentomila euro. L’azienda di origine - ex Redaelli - era una delle società leader nella produzione di fili, trecce e trefoli in acciaio per cemento armato precompresso, utilizzati nelle infrastrutture, nel settore ferroviario e nella realizzazione di prefabbricati industriali. CFI ha sostenuto in questi tre anni la cooperativa investendo un milione e mezzo di euro. 13 milioni di euro il fatturato nel 2016, oltre 18 milioni nel 2017, attesi 24 milioni di euro nel 2018 grazie all’ingresso in nuovi mercati esteri e al consolidamento delle quote acquisite. Ad ottobre l’impresa perfezionerà l’acquisto del ramo di azienda, locato in questi tre anni dal concordato, e diventerà proprietaria degli impianti e del complesso immobiliare. Il cda di CFI delibera un intervento per concorrere alla copertura del fabbisogno finanziario.
NOVIMEC
La Novimec di Avetrana è nata, nel novembre 2014, dall’iniziativa di un gruppo di 10 ex dipendenti di una azienda specializzata nella costruzione di macchine per la produzione di manufatti in cemento (blocchiere). Dieci professionisti altamente specializzati che, forti della loro esperienza  ultratrentennale, hanno deciso di rigenerare l’impresa nella quale lavoravano.
I soci,  dopo i primi anni di consolidamento, stanno avviando un programma di investimenti che comprende il rinnovo del parco macchine e l’adozione di un nuovo software gestionale. Investimenti che consentiranno di migliorare e incrementare la produzione e di ottenere un risparmio energetico.
CFI ha deliberato degli interventi per finanziare gli investimenti della cooperativa .
COOPERATIVA AGRILELLA
La Agrilella di San Benedetto del Tronto è una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, costituita a gennaio di quest’anno.
Nata su iniziativa di Casa Lella 2001 - una cooperativa che da molti anni si occupa di prevenzione e cura del disagio giovanile e dei minori immigrati - e supportata da Agrinovana - un’azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di verdure fresche - che oltre ad essere partner industriale e distribuire i prodotti, provvederà a formare i soci lavoratori. 
Agrillella  sarà un centro avanzato di lavorazione delle verdure e si occuperà della conservazione, essiccazione e confezionamento di verdure disidratate.
CFI ha deliberato interventi  per favorire la nascita del  progetto.
EMISFERA
Emisfera, nata a Verbania nel 1996, è una  cooperativa, con 59 addetti,  che opera nel settore dell’information technology. Specializzata in particolare nello  sviluppo software e nella realizzazione di applicativi gestionali dedicati al settore risorse umane e alle agenzie del lavoro, si occupa anche  di e-commerce, rivendita hardware, social media e web marketing.
Per favorire un piano di capitalizzazione, necessario sia per consolidare i volumi proiettati verso i 4 milioni di euro, sia per sostenere gli investimenti, CFI delibera un intervento in capitale sociale ed un prestito partecipativo.
TERRE DI PUGLIA
Cooperativa sociale, con sede a Messagne. fondata  nel gennaio 2008 da giovani pugliesi per il riutilizzo dei beni confiscati alla Sacra  Corona Unita, gestisce beni confiscati alle mafie nella provincia di Brindisi, nei comuni di Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico . 
Sostenuti anche da agronomi del circuito Slow Food, i soci stanno recuperando i terreni che per lunghi anni erano stati abbandonati ed oggi  sono coltivati in parte  a grano biologico e in parte a vigneto.
La cooperativa produce principalmente taralli, tarallini, olio e vino.
CFI delibera un intervento in capitale sociale ed un finanziamento agevolato per sostenere il piano di sviluppo
CFI IN PILLOLE
Organizzata dall’Università di Bologna, in collaborazione con la CGIL, dal 17 al 21 settembre, si è tenuta  l’annuale edizione della Summer School  dal titolo “Lavoro e Legalità”.
Il ciclo delle lezioni di quest’anno avevano come oggetto “Il lavoro nelle aziende sequestrate. Tutela del diritto al lavoro e potenziamento del bene azienda alla luce della riforma del codice antimafia”. Tra i relatori l’AD Camillo De Berardinis che ha tenuto una lezione dal titolo “Il fondo per la concessione di agevolazioni alle imprese oggetto di sequestro o confisca alla criminalità organizzata”.
 
La casa editrice britannica Rouitledge, specializzata in pubblicazioni accademiche,  ha dato alle stampe  il libro “The Growth of Italian Cooperatives: Innovation, Resilience and Social Responsibility”, scritto da Piero Ammirato della Deakin University di Melbourne, Australia.
In un capitolo del volume - grazie alla collaborazione fornita  da Iolanda Esposito e da Alessandro Viola - viene approfondita l’esperienza italiana dei wbo, evidenziando la flessibilità di CFI che, negli anni, mutando pelle e adattandosi agli scenari economici ha saputo intercettare le esigenze dei lavoratori e delle imprese rigenerate.
 
Martedì 25 settembre, al  Roma Scout Center,  si è tenuto il seminario "Coltivare legalità, far crescere valore - I beni sequestrati e confiscati del Lazio", organizzato da Legacoop Lazio, in collaborazione con la Cooperativa Speha Fresia.
All’incontro hanno partecipato l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Libera e CFI-Cooperazione Finanza Impresa, insieme a referenti istituzionali regionali e cooperatori esperti in tematiche relative al riutilizzo dei beni.
Michela Mariconda, Area Istruttoria e Sviluppo di CFI, oltre ad illustrare le agevolazioni finanziarie  a disposizione delle cooperative di lavoratori che gestiscono beni confiscati, ha esposto il ruolo di tutoraggio che CFI può offrire alle cooperative nella fase di preparazione del progetto. 
CFI SUI MEDIA
Lunedì 1 ottobre nella puntata di Presa Diretta, il programma presentato da Riccardo Iacona, dal titolo CITTADINI ALLA RISCOSSA, in onda su Rai3, è andato in onda un servizio di Sabrina Carreras dedicato alle imprese rigenerate. Nella puntata sono state raccontare le storie di Greslab, Screensud e Soles Tech. 

Link:
https://www.raiplay.it/video/2018/09/Presa-Diretta-Cittadini-alla-riscossa-00c341cc-e96a-4d9f-ad63-72f00fa0aa36.html
NOTIZIE DALLE COOPERATIVE
Presentazione itinerante per la nascita di CavaRei
1° settembre 2018 è stata ufficialmente costituita la nuova cooperativa CavaRei Impresa Sociale, nata dalla fusione di due storiche cooperative sociali forlivesi Il Cammino e Tangram. La presentazione alla città è avvenuta giovedì 13 settembre con una manifestazione itinerante che ha visto, tra gli altri, anche la presenza del Sindaco di Forlì.
La “Carovana CavaRei” con in testa una limousine che trasportava alcuni ospiti delle strutture e che, insieme alle auto d’epoca,  è partita da una piazza del centro di Forlì e ha fatto tappa in tutte le sedi della nuova cooperativa sociale.
 
Sesta edizione di «Coppa Bios» organizzata da La Nuvola
Sabato 22 settembre, a Orzinuovi, organizzata da La Nuvola si è svolta la sesta edizione di «Coppa Bios», un evento nato per promuovere l’attività sportiva, ludica o competitiva, come uno degli strumenti che fa crescere il benessere delle persone, un’occasione per creare relazioni importanti con tutta la comunità. Le attività, cominciate fin dalla mattina, hanno  visto coinvolti anche  i ragazzi delle scuole di Orzinuovi e che hanno sperimentato in prima persona l’esperienza del basket in carrozzina, del tennis e delle bocce. Nel pomeriggio,  si sono svolte un quadrangolare di calcio per i più piccoli, un torneo di pallavolo per le bambine tra i 10 e i 13 anni e gare di «basket integrato». Inoltre c’è stata anche una dimostrazione di Pallavolo Integrata e una partita di calcio tra due squadre formate da atleti disabili. A fine  giornata,  tutti i partecipanti sono stati premiati.
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